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Gli scienziati trovano un grosso squalo bianco in fin di vita. Una creatura ancora più grande e feroce lo aveva attaccato

Degli studiosi di fauna marina hanno catturato uno squalo bianco, ma i segni sul corpo erano incontrovertibili: qualcosa di spaventoso l'aveva attaccato.

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Lo squalo bianco è il predatore per eccellenza dei mari. È un animale spietato, padrone delle acque, che predilige prede di grandi dimensioni come delfini, tartarughe marine o foche a seconda della zona dove si trova. Sembrerebbe un animale invincibile, senza rivali, che non dovrebbe temere niente. Ma quando degli scienziati si sono imbattuti in un esemplare in fin di vita ricoperto di morsi, i dubbi e i timori sono cresciuti: cosa ha potuto sopraffare il più grande predatore degli oceani? In cosa si è imbattuto questo squalo bianco?

Le domande che gli scienziati si facevano erano molte: quando è accaduto questo attacco? Cosa ha potuto ridurre uno squalo bianco in questo modo? Questa creatura sarà ancora nei paraggi? Il timore dell’equipaggio continuava a crescere.

Molti degli scienziati dell’OCEARCH avevano paura di quello che potevano scoprire, ma la passione per la scoperta li ha spinti ad indagare. Non avevano idea di cosa potessero scoprire, ma sapevano che dovevano farlo.

Quando si parla del mondo animale, la violenza è all’ordine delle cose. Capita di vedere animali feriti da altri esemplari, della stessa specie o no. Quello che però è difficile da vedere è il più grande predatore ferito da un altro animale. Che sia una specie più pericolosa ancora?

Gli interrogativi degli scienziati erano sempre di più. Era necessario scoprire cosa era successo a questo esemplare di squalo bianco per poter capire davvero se c’era una minaccia. Prima però dobbiamo chiarire alcuni punti di questa storia

L’OCEARCH è un’organizzazione ambientalista che si prefigge il compito di studiare gli oceani e la sua fauna allo scopo di aiutare la salvaguardia delle specie dell’habitat in cui vivono e permettere a quelle a rischio estinzione di crescere in numero fino a tornare a livelli popolativi di sicurezza.

In particolare svolgono un lavoro di tracciamento di alcune specie di animali marini, come squali bianchi e tartarughe marine, che ogni persona può seguire attraverso il loro sito internet. Un modo molto utile per studiare i comportamenti di questi animali.

Questo lavoro viene effettuato attraverso la cattura di questi animali, ai quali viene inserito un microchip per tracciare i loro percorsi nell’oceano. Così gli scienziati possono vedere in tempo reale i comportamenti di questi esseri, oltre che avere una serie di dati per lo studio.

Una mattina gli scienziati dell’OCEARCH hanno preso la loro imbarcazione e si sono diretti al largo delle coste del Massachussets, in una normale spedizione alla ricerca di animali marini da prelevare per inserire il microchip di tracciamento.

L’idea degli scienziati che hanno organizzato la spedizione era quella di studiare il comportamento degli squali bianchi che si trovano nelle acque limitrofe al nord degli Stati Uniti. Per questo erano alla ricerca di un esemplare adulto in mare aperto.

Ovviamente quando sono partiti sapevano la difficoltà della missione: catturare un esemplare di squalo bianco adulto è un’impresa ardua, dato le dimensioni e l’imprevedibilità dell’animale. Vediamo di conoscere meglio le caratteristiche di questo pesce.

Lo squalo bianco è il pesce predatore più grande esistente nel pianeta Terra, nonché il terzo più grande in assoluto, dietro lo squalo balena e lo squalo elefante. Questo lo inserisce di diritto fra gli animali più pericolosi al mondo.

Lo squalo bianco è un cacciatore specializzato e la sua dieta varia a seconda della zona in cui vive. Ad esempio nel Mar Mediterraneo può nutrirsi di tonni, pesce spada, tartarughe di mare e delfini, mentre in altre parti di foche e leoni marini.

Le prede più agili non vengono aggirate dallo squalo bianco, anzi in questi casi predilige una tecnica molto simile all’agguato. Grazie all’assenza della vescica natatoria, questo animale può risalire le acque velocemente così da poter attaccare da sotto la sua vittima.

Le femmine di questi esemplari sono tendenzialmente più grandi dei maschi, raggiungendo la lunghezza di 4 / 5 metri contro i 3 / 4 metri. Il più grande mai avvistato è un esemplare femmina della specie, che misurava ben 7 metri.

Lo squalo bianco ha un udito sopraffino, che gli permette di percepire le minime vibrazioni anche a lunghe distanze, oltre che un olfatto molto acuto. Ha anche la capacità di percepire piccoli campi elettrici generati dall'attività motoria delle sue potenziali prede.

Lo squalo bianco è perciò un predatore formidabile e perciò una specie molto interessante da studiare. Capire il suo comportamento aiuta a comprendere molto su tutta la fauna marina dell’oceano, sia di predatori che di prede.

Gli scienziati dell’OCEARCH sanno bene che catturare un grande esemplare di squalo bianco potrà essere di aiuto nella loro ricerca. Tracciare gli spostamenti di questo animale è molto utile per comprendere i comportamenti della specie.

Perciò una mattina di ottobre parte la spedizione alla ricerca di uno squalo bianco nelle acque dell’oceano Atlantico. Gli scienziati si dirigono verso una zona dove, grazie a segnalazioni dei pescherecci, sono stati avvistati diversi esemplari di questa specie.

La zona è situata a largo delle coste del Massachussetts, in pieno oceano Atlantico. Questa è un’area dove è molto probabile trovare lo squalo bianco, perchè è un habitat perfetto per questa specie in quanto abbonda di cibo.

La ricerca è durata diversi giorni ed è stata estenuante: molti avevano già abbandonato l’idea di riuscire a trovare un esemplare, ma era troppo importante portare a termine la missione per poter proseguire con le loro ricerche.

Dopo 5 giorni di ricerca senza mai fermarsi, gli scienziati dell’OCEARCH sono riusciti a catturare un grosso esemplare maschio di squalo bianco. La gioia per la riuscita della missione è durata poco, quello che avevano notato li lasciò tutti senza parole…

La prima cosa che gli scienziati notarono era che l’animale era in fin di vita. Questo grande esemplare di squalo bianco era stato azzannato in più punti da qualcosa di più grande. Quello che però tutti si chiedevano era: ma cosa può ridurre in queste condizioni il predatore più grande dei mari?

La preoccupazione saliva in tutti i membri dell’equipaggio: difficilmente uno squalo bianco viene trovato in fin di vita nelle acque, essendo lui il predatore per eccellenza che domina i mari. Questo invece aveva un enorme morso sulla testa e altri nel resto del corpo.

La cosa che preoccupava di più gli scienziati era che questo animale non era solo ferito, ma anzi era ridotto in fin di vita. Perciò una creatura più grossa e più violenta l’aveva attaccato. La domanda era: questa cosa sarà stata ancora nei paraggi?

Adesso però queste domande non potevano trovare una risposta, la priorità era salvare la vita all’animale. Perciò l’imbarcazione dell’OCEARCH cambiò rotta e si diresse verso riva, per poter dare le cure necessarie all’esemplare di squalo bianco.

Arrivati al porto, lo squalo bianco fu preso subito in carico da un team di veterinari specializzati nella cura di grandi animali marini. Il risultato non era scontato, perchè le ferite inferte avevano ridotto in fin di vita l’animale, ma la volontà dei veterinari era grande.

I veterinari trovarono la terapia giusta per curare le ferite dello squalo bianco, salvandoli così la vita. L’animale era un esemplare maschio della specie, che misurava ben 4 metri di lunghezza ed era perciò più grande della media.

Gli fu assegnato il nome di Vimy, che deriva dalla Battaglia del crinale di Vimy che sancì la definitiva indipendenza del popolo canadese dalle forze occupanti europee nel XVII secolo.

Gli scienziati si interrogarono su cosa avesse subito Vimy per essere ridotto in quelle condizioni. Qualcuno ipotizzò che potesse essere stato una qualche specie di predatore marino ancora non conosciuta, più grossa e più violenta dello squalo bianco.

Le voci erano molte: ci fu chi mise in circolo la leggenda che fosse un esemplare non estinto del Megalodonte, il più grande squalo mai apparso sulla Terra, scomparso però milioni di anni fa. Forse qualche esemplare è rimasto per millenni nascosto agli occhi dell’uomo?

Gli scienziati studiarono i segni dei morsi che erano presenti sul corpo del povero Vimy per poter risolvere il mistero. Quello che però scoprirono era più inquietante di quanto potessero mai immaginare.

Nessun animale arrivato dalla preistoria aveva attaccato Vimy. Non erano i segni di un presunto Megalodonte quelli trovati sul corpo dello squalo bianco, ma erano comunque dei morsi di un predatore molto simile.

Gli attacchi fra squali bianchi non sono impossibili da vedere. Nonostante siano degli animali che non attaccano i loro simili, in circostanze particolari può capitare che due esemplari si scontrino arrecando delle ferite profonde. Ma perchè?

Può capitare quando uno squalo che staziona in delle determinate acque nota la presenza di un’altro esemplare nomade. Quest’ultimo viene spesso intimato ad andarsene dallo squalo bianco stazionario, ma se le minacce non funzionano si passa alla forza. Ma non era il caso di Vimy...

L’analisi dei segni dei morsi sul corpo di Vimy hanno portato gli scienziati ad elaborare una teoria, che si è poi rilevata la più attendibile. La grandezza delle fauci, che si poteva misurare dai segni, era quello di un esemplare femmina di squalo bianco. Perchè avrebbe dovuto attaccare un esemplare maschio?

Secondo gli scienziati Vimy avrebbe cercato di accoppiarsi con un esemplare femmina di squalo bianco molto più grande di lui. Il problema è che gli accoppiamenti di questa specie sono famosi per essere estremamente violenti.

L’esemplare femmina avrebbe azzannato Vimy al muso, afferrandolo e strattonandolo per molto tempo. Questo gli ha provocato delle ferite profondissime al volto, mutilandolo. Poi avrebbe ricevuto altri morsi, sempre dallo stesso squalo, prima di riuscire a liberarsi.

Questa disavventura spiacevole ha provocato delle ferite quasi mortali al povero Vimy. Purtroppo però la natura di questi animali è violenta, e non è così difficile riscontrare episodi simili fra gli esemplari di squalo bianco.

Nonostante questa brutta avventura, Vimy è riuscito a rimanere in vita e a ritrovare le forze per poter riprendere a nuotare nell’Oceano Atlantico. Gli scienziati dell’OCEARCH gli hanno applicato un microchip per poter tracciare i suoi spostamenti e studiare i suoi comportamenti.

Adesso Vimy aiuterà coloro che gli hanno salvato la vita a comprendere meglio il comportamento degli squali bianchi. Capiranno quali movimenti fanno e perchè, permettendo ai ricercatori e agli appassionati di conoscere sempre meglio il predatore marino più temuto di tutti i mari.

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